Tanto per cominciare fare questo mestiere non è per niente facile, a dispetto dell’aura di fascino che, per motivi che noi psicologi non comprendiamo, da sempre ci viene attribuita. Eh sì.. perchè innanzitutto si tratta di “essere” psicologi e non di “fare” gli psicologi, una differenza forse trascurabile in teoria ma fondamentale nella pratica…

Il perfetto psicologo, fresco fresco di laurea ed esame di stato, non sospetta infatti minimamente di ciò che lo attende una volta calato nel setting di lavoro. Il brusco contatto con un’umanità sofferente e con casi problematici apparentemente inestricabili lo fa improvvisamente realizzare che le aule universitarie sono ormai lontane.

Dalla laurea alla pratica professionale c’è un salto abissale, forse il più grande fra quelli che tutte le professioni presentano; la gavetta è d’obbligo, non esistono scorciatoie anche perchè percorrerle sarebbe cadere in contraddizione per uno psicologo, la cui fonte più preziosa è proprio l’esperienza….

Per un neo-psicologo la prospettiva che la vita e i problemi degli altri dovranno essere il suo principale interesse per gran parte del suo futuro può non essere un’evidenza così scontata da accettare, soprattutto quando dovrà misurarsi con i sacrifici, la passione e i costi psicologici che questo mestiere richiede, come un rubinetto inesauribile, a chi lo fa seriamente (vedi i miei strumenti…)

Pertanto se sei un neofita preparati ad un duro e spietato processo di selezione naturale..

Senza contare altri curiosi aspetti collaterali che, in quanto studioso della mente, non potrai scansare…come ignorare l’ineluttabile destino riservato ad ogni psicologo che viene invitato ad una cena fra amici, conoscenti o, ancora peggio, parenti? Non c’è da stupirsi se tutti vorranno sedersi vicino a te e se quando gli altri saranno al dolce tu dovrai ancora finire il primo..! ….niente in confronto a quando sarai tu ad aver bisogno di un consiglio o di un sostegno dagli altri e ti sentirai dire, più o meno ironicamente, con una pacca sulla spalla che non è possibile che gli psicologi abbiano dei giorni no, perchè se no che psicologi sono?? Naturale, no?! Se poi sei psicologo donna, libera professionista e giovane (cioè il 70% dell’attuale categoria!) preparati ad essere bersaglio in alcuni contesti di stereotipi poco carini, che bisogna saper gestire in maniera tosta e che da studentessa non avevi messo in preventivo.

Seguono a ruota gli attacchi al ruolo, solitamente perpetrati da chi, a questo punto, invidia il proverbiale equilibrio dello psicologo. Se è ormai passato decisamente di moda l’essere simpaticamente tacciati di “strizzacervelli” ci sarà sicuramente chi ti farà notare che la tua prestazione si misura in chiacchiere e pertanto non è economicamente quantificabile…Resistere anche a questa frustrazione è l’elemento che ti conferisce l’investitura ufficiale, che giunge alla fine di un cammino impervio e pieno di sacrifici.

Ma, ironia a parte, se sei arrivato fin qui saprai come me che che le soddisfazioni e le emozioni di questo lavoro sono di gran lunga maggiori e saprai di aver scelto una delle professioni più belle.

Ciò premesso, nella costante adesione alle direttive del Codice Deontologico che regola l’operato dello Psicologo, ecco alcuni personali spunti che possono essere utili per avvicinarsi ad un approccio imprenditoriale alla professione che possa seguire il passo di una società in continuo e rapido mutamento che pone allo psicologo sfide sempre più complesse.

  • Sii imprenditore di te stesso
  • Se credi che sia una buona idea, portala avanti anche se è impopolare
  • Non copiare, piuttosto trai spunto ma personalizza sempre il tuo lavoro
  • Mantieni una visione aperta e dinamica dei tuoi strumenti teorici e applicativi, sposare esclusivamente un approccio col tempo e in certi casi può rivelarsi costrittivo, niente basta da sè
  • Quando il tuo avversario è palesemente più forte di te, alleatici
  • Restituisci sempre qualcosa a chi ti ha cercato e ha richiesto il tuo aiuto, anche se dovessi pensare di non farcela
  • Non perdere mai la tua dignità professionale divenendo “amico a pagamento” dei tuoi pazienti, il confine è labile
  • Sii equilibrato nel valutare fenomeni psicosociali che comportino implicazioni politiche
  • Non accettare banalizzazioni del tuo ruolo, ad opera di nessuno
  • Nel lavoro evita di cadere nei luoghi comuni e nei clichè, solitamente sono calci d’angolo in cui rifugiarsi quando non si sa cosa dire
  • Sii un risolutore di problemi e non un imbonitore di folle
  • Sii sempre intellettualmente onesto e mai manipolativo
  • Tieni sempre distinti il contesto professionale da quello privato o non sarai credibile

Quindi…in bocca al lupo!