La conferenza stampa come specchio di Narciso

Pendono dalle sue labbra, commentano ogni sua smorfia, sono ipnotizzati dalle sue pause riflessive e fanno finta di stupirsi di fronte ad una delle sue solite banalità trite e ritrite….è il momento della conferenza stampa, celebrazione dell’ego per antonomasia. Cosa c’è infatti di più narcisistico per un personaggio, già privilegiato, che avere un plotone di occhi adoranti tutti su di sè, pronti a dare importanza anche al suo concetto più scontato?? La conferenza stampa di calcio, momento aulico che serve a fare incontrare gli attori con la regia come in ogni spettacolo che si rispetti, è una delle cose che più incuriosiscono un osservatore esterno, innanzitutto per il clima inutilmente febbrile che ogni volta la caratterizza. Ma fondamentalmente perchè fa una certa impressione osservare il rassegnato accanimento di chi passa la propria vita a dover parlare di ciò che fanno gli altri…

Sì perchè, mentre per qualsiasi altra manifestazione di interesse pubblico (tipo il festival di sanremo o la presentazione di un film), la conferenza stampa è una e una sola (durante la quale vengono soddisfatte più o meno tutte le curiosità del pubblico), nel grande circo del calcio si sente la necessità di mantenere una media di una conferenza stampa al giorno (ebbè certo, si gioca 2 volte alla settimana…), dove per ovvi motivi gli stessi protagonisti a rotazione si trovano ad esaurire gli argomenti a loro disposizione, nonostante il breviario calcistico si sia arricchito di frasi e argomentazioni molto amate dalla stampa.

Per non parlare delle domande dei giornalisti, divenute per necessità complementare sempre più enigmatiche e ultradettagliate. Ormai non si contano più le invasioni in questioni private e quant’altro per cercare di animare la noiosa routine della conferenza stampa dando vita a qualcosa di cui parlare.

Ma il calcio-spettacolo si fonda su questo, sulla ridondanza, sul finto stupore, sulla chiacchiera inutile; un overtalking che ha la funzione di reclutare opinionisti disoccupati e allo stesso tempo giustificare lo stipendio di un calciatore medio di serie A.

Pagine e pagine incredibilmente ripetitive che andranno a rivestire le pattumiere dell’indomani ma che oggi fanno girare il tritacarne, mandando avanti il meccanismo. Allenatori e giocatori che si specchiano compiaciuti in quelle pagine non per ciò che sono agonisticamente ma per ciò che amano far credere alla collettività, che passivamente compra ogni giorno un’opinione scritta da altri per commentare ciò che fanno altri ancora. Così il cerchio si chiude. Una realtà inventata che ogni giorno deve confermare se stessa attraverso la costruzione di fatti, cose, persone, vicende. Un mondo dei balocchi dove è facile autoincensarsi oppure sfruttare un momento strategico per far parlare di sè facendo leva sull’ipocrisia popolare.

In tutto questo la prestazione sportiva, il fattore psicologico e la personalità con i suoi pregi e i suoi difetti, concetti fondamentali in uno sport come il calcio, vengono molto più usati dal Narciso di turno per riempire le conferenze stampa nel tentativo di renderle meno banali piuttosto che divenire autentico oggetto di analisi e interpretazione sportiva che sul campo potrebbe portare i suoi frutti. Invece…

Ma vediamo alcuni dei più frequenti luoghi comuni gentilmente prestati al calcio dalla Psicologia…sì, ma poi in sostanza qualcuno è almeno in grado di spiegarli??

  • “La squadra esprime personalità”… (cioè in cosa consiste la personalità di una squadra?)
  • “E’ un brutto momento psicologico”… (specificando?)
  • “La squadra ha perso fiducia in se stessa”… (come si valuta la fiducia di una collettività?
  • “Un errore da ansia da prestazione”… (di quale prestazione stiamo parlando?)
  • “E’ un giocatore con la leadership”… (ma lo pensano anche i suoi compagni?)
  • “Un flop per colpa di un blocco psicologico”… (un pò vago ma sempre valido come alibi, e come mai quando le cose vanno bene il fattore psicologico non si rammenta mai?!)

 

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