Dall’osservazione del fenomeno, sia dal punto di vista statistico che da quello della percezione sociale, risulta come nell’analisi si intreccino due distinti livelli. Uno giuridico, che riguarda l’inquadramento della condotta in una fattispecie di reato per la quale stabilire una risposta penale adeguata; l’altro, socio-psicologico, che valuta il fenomeno dal punto di vista dell’esperienza umana e in quanto azione derivante da un’intenzione del suo autore, pertanto secondo categorie molto diverse da quelle della legge.

Da qui il disaccordo e l’apparente incongruenza delle conclusioni cui giungono spesso i due punti di vista, che invece, secondo il ragionevole senso comune, dovrebbero essere mossi dal comune intento di condanna, punizione e contrasto di questa terribile piaga.

Mentre la legge, di fronte a gravi condotte lesive sulla strada, si perde nei meandri del dilemma fra origine colposa o dolosa del reato, riducendo e categorizzando la realtà in codici numerici, la Psicologia e scienze affini non si accontentano di definizioni astratte e si interessano di approfondire le caratteristiche di chi agisce tali condotte, non soltanto per comprenderne le origini psico-comportamentali in un’ottica ovviamente preventiva, ma anche per fornire indicatori utili in chiave predittiva a chiunque possa trovarsi coinvolto a vario titolo in un contesto di pirateria stradale (perchè potenziale vittima, operatore di sicurezza, addetto ai lavori o testimone).

La condotta di pirateria stradale nella stragrande maggioranza dei casi, come testimoniato dalla cronaca, appare conseguenza di una modalità di guida spericolata e irresponsabile, a sua volta inquadrabile in uno stile di vita “gambling”, ovvero improntato al rischio come elemento considerato normalmente presente nel proprio quotidiano. Fanno solitamente parte di questi quadri anche l’assunzione (più abituale che occasionale) di sostanze e/o alcol, l’assenza di relazioni autentiche, la tendenza alla dipendenza e al disimpegno morale come espressione di una sottostante debolezza psichica.

Tali aspetti, sebbene mascherabili in molti soggetti dietro una facciata socialmente accettabile o addirittura desiderabile (la cosiddetta “faccia pulita da ragazzo di buona famiglia”), ad un’osservazione più attenta risultano visibili e pertanto rilevabili. Il che significa che molte condotte pericolose messe in atto sulla strada possono essere prevedibili per evitare che si trasformino in omicidi.

Dal punto di vista criminologico e investigativo, sebbene la condotta di pirateria stradale presenti aspetti assai eterogenei che ne rendano ardui i tentativi di spiegazione, fra i vari approcci perseguibili, accanto a quelli che focalizzano l’attenzione sull’autore del reato, ve ne sono altri che mirano ad analizzare la situazione in cui questo avviene, come ad esempio la “teoria dell’opportunità” e della prevenzione situazionale (Clarke) che sembra essere una delle più realistiche e adeguate alla valutazione del fenomeno in relazione alla complessità della realtà attuale. Vediamone il perchè.

Lo studio del contesto in cui avviene la pirateria – la strada – suggerisce che esso, rispetto ad altre tipologie di condotte criminali, costituisce un particolare luogo in cui i fattori di potenziale pericolo (specifici e aspecifici) sono numerosi, costanti e concomitanti. Ne esemplifichiamo solo alcuni: estensione del suolo stradale, tipologia di strada, condizioni spazio-temporali e ambientali, densità dei veicoli circolanti, manutenzione della strada, tipi di veicoli, etc… su cui secondariamente si vanno a sommare le caratteristiche del conducente (stato psico-fisico, uso di alcol, psicofarmaci, etc…). A tutto ciò si aggiunge infine il rischio, sempre presente, dell’imprevisto che spesso funge da evento precipitante.

Pertanto, alla luce di tale prospettiva, se ne ricava da una parte un senso di impotenza riguardo al livello di rischio che ogni giorno inconsciamente corriamo sulle strade e che non si può evitare, dall’altra la riduttività e la risibilità di alcuni provvedimenti che tendono a piegare la sicurezza stradale ad interessi più elevati.

Pirateria stradale e temperatura

Fra i vari fattori di opportunità alla pirateria stradale, l’analisi riguarda naturalmente anche quelli di natura ambientale, alla ricerca di eventuali correlazioni fra le variazioni climatiche e la frequenza di crimini su strada. Secondo la cosiddetta “curva termica” del crimine, infatti, esisterebbe uno stretto legame tra reati (soprattutto contro la persona) e alte temperature, come dimostrato dalle statistiche relative all’anno 2003, che ha visto la più lunga e più calda estate degli ultimi due secoli. In base a tale ipotesi, i fattori ambientali legati alla stagione estiva inciderebbero in maniera rilevante su quelli comportamentali, determinando una maggiore opportunità al crimine.

Così, l’arrivo della bella stagione e delle alte temperature potrebbe avere effetti negativi anche sul fenomeno, già allarmente, della pirateria (e più in generale degli incidenti su strada) per una combinazione di fattori ad essa correlati:

  • Aumento dell’affaticamento psico-fisico dovuto alle alte temperature 
  • Aumento della sonnolenza diurna dovuta ad un sonno notturno peggiore 
  • Tendenza a posticipare l’orario in cui si va a dormire con conseguente aumento degli spostamenti e dei veicoli su strada 
  • Disinibizione comportamentale diffusa, favorita anche da un abbigliamento più leggero e succinto 
  • Aumento dei messaggi mediatici a carattere disinibitorio 
  • Aumento dei comportamenti a rischio legati al disimpegno morale 
  • Maggiore sottovalutazione del rischio in base all’erronea equazione “bello = sicuro” 
  • Minore tolleranza alle normali fonti di frustrazione 
  • Aumento delle sindromi d’ansia

Attualità

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