La piromania esprime un profondo disturbo del rapporto dell’uomo con l’ambiente, inteso nella sua accezione più ampia di contesto fisico e relazionale.
Tale disarmonia si manifesta nella condotta piromanica, all’interno della quale può essere predominante la volontà dell’autore di distruggere materialmente beni o oggetti (dolo strumentale) oppure quella di comunicare un messaggio analogico agli altri (dolo espressivo), fermo restando che in tale condotta coesistono sempre entrambi gli aspetti.
Il piromane, più specificamente, soffre della mancanza di relazione all’interno del mondo, ma la rabbia e la frustrazione che ne derivano non verrebbero sfogati direttamente contro le persone ma in altro modo “per avere l’attenzione delle persone”.
Nella piromania seriale, in particolare, l’aspetto comunicativo-espressivo è particolarmente evidente, dove il numero elevato di episodi e il successivo clima di terrore collettivo che ne consegue conferiscono all’autore del reato un senso distorto di potere sulle altre persone, come rivalsa al proprio senso di inadeguatezza.
A dimostrazione del predominio della dimensione comunicativa di questo tipo di reato, basti pensare che nella maggior parte dei casi l’autore è un soggetto relativamente benestante, privo di problemi economici.
La deliberata mancanza di rapporto diretto autore-vittima, inoltre, suggerisce che l’autore abbia una modalità evitante di relazionarsi con gli altri, probabilmente strutturata in un Disturbo Evitante/Schizoide di Personalità, che spiegherebbe anche l’età del soggetto (generalmente intorno ai 30 anni).
Tale nucleo di personalità intrappolerebbe il soggetto nel perenne e insanabile conflitto “bisogno di relazione/paura del rifiuto”, che troverebbe risposta nell’agire la condotta piromanica.