Dal fischio d’inizio allo spogliatoio, la Psicologia nel Calcio contempla l’osservazione, l’analisi e la gestione di tutto cio’ che avviene dentro e fuori al terreno verde.

Perche’ la psicologia nel calcio non puo’ ridursi ad essere solo un alibi quando le cose non vanno bene, ma deve recuperare il suo ruolo centrale accanto al fattore tecnico-tattico attraverso lo studio sistematico del fattore umano del calciatore e l’analisi dell’ambiente sportivo che lo circonda.

Convegni e iniziative

31 marzo 2007: Convegno “Stadio Sicuro” – Palazzo Vecchio, Salone del Dugento

Silvia Calzolari ha presentato alla presenza delle autorita’ istituzionali, dell’Ad della Fiorentina Sandro Mencucci e delle rappresentanze delle tifoserie organizzate il modello “Stadio Sicuro” che prevede il dialogo e l’incontro fra il Questore (Francesco Tagliente) e i capi delle tifoserie organizzate fiorentine (CAV e ATF).

27 giugno 2007: Convegno Internazionale “La Tessera del Tifoso”

Rappresentanti UEFA, massime autorita’ istituzionali e sportive si sono riunite in Palazzo Vecchio per presentare il progetto della Tessera del Tifoso, un documento di accesso allo stadio che costituisce un’opzione strategica per contrastare la violenza negli stadi. In qualita’ di relatrice invitata dalla Questura fiorentina, Silvia Calzolari ha presentato una relazione sulla psicologia del tifo violento e dei fenomeni di massa.

1 marzo 2008 – Convegno “Stewarding: un Nuovo Modello per la Sicurezza” – Palazzo Vecchio, Sala del Cinquecento

A conclusione di un intenso lavoro di formazione del personale steward che ha fatto seguito al decreto legge dell’8 agosto 2007 in materia di Sicurezza negli stadi, si e’ svolto in Palazzo Vecchio un Convegno di chiusura dei corsi teorici con consegna degli attestati ai neo-steward, il primo esperimento in Italia di impiego negli stadi di personale non appartenente alle Forze dell’Ordine. Un modello rivelatosi un successo.

 

 

Il dodicesimo in campo

Quando il fattore psicologico risulta decisivo. 10 partite celebri al microscopio*

Brasile-Uruguay, finale (partita decisiva) Mondiale 1950. Il dramma di una nazione. Il Brasile, grande favorito, perde una partita in cui era sufficiente il pareggio per aggiudicarsi il titolo. Quando la pressione psicologica e’ insopportabile.

Squadra francese di serie D (Calais) che arriva fino alla finale di Coppa di Francia al culmine di un’incredibile serie di vittorie contro avversari di categoria superiore. Cosa scatta nella mente di un calciatore? Cosa permette di sopperire ad un gap cosi’ netto?

Mondiali 1966. L’Italia subisce una clamorosa sconfitta per mano della Corea del Nord, nazionale pressoche’ sconosciuta e composta da calciatori dilettanti, tant’e’ vero che il gol decisivo per gli asiatici lo realizza uno che nella vita fa il dentista. Possibile che l’aspetto psicologico giochi un ruolo cosi’ importante quando le forze in campo sono nettamente squilibrate?

Argentina 1978. Un paese sull’orlo della guerra ciivile, una feroce dittatura militare, un popolo che cerca il riscatto e la speranza di una vita migliore nella Coppa del Mondo. L’Argentina di Menotti, tra presunte combine e favoritismi arbitrali, vince il titolo dando il via forse alla rinascita economica e sociale della nazione. Quanto la nazionale di calcio argentina ha sentito su di se’ il peso delle aspettative di un intero popolo? Quanto la spinta sociale e’ servita per vincere?

Verona di Bagnoli: ultimo scudetto (1984) di una squadra non metropolitana. Quando la forza del gruppo e le motivazioni di ogni singolo calciatore (nota bene: quella squadra era composto da molti “scarti” delle grandi) prevalgono sul potere economico.

Campionato 1985-86: la Roma ha concluso una strepitosa rimonta ai danni della Juventus e ora per vincere lo scudetto le basta battere il Lecce. Nella capitale si prepara gia’ la festa, perche’ il Lecce si presenta a Roma praticamente da turista essendo gia’ retrocesso e non avendo piu’ niente da chiedere al suo campionato. Morale: vince il Lecce e la Roma deve dare l’addio alllo scudetto nella maniera piĆ¹ clamorosa e incredibile che si potesse immaginare. Quando il peccato di presunzione va oltre ogni limite.

Mondiali 1986. Argentina-Inghilterra, quarti di finale. La sfida piu’ attesa per una rivalita’ feroce, che travalica i confini dello sport per approdare nell’odio etnico essendo le due nazioni uscite da poco da un conflitto cruento per il controllo di un’isoletta nelll’Atlantico. Maradona scrive una pagina indelebile nella storia del calcio, forse la …piu’ indelebile. Prima segna con una mano (la mano de dios dira’), poi dribbla praticamente tutta la squadra avversaria per segnare il gol del secolo. Uno contro tutti: il sogno dell’uomo invincibile.

Semifinale Europei 2000. Italia-Olanda vanno ai rigori per decidere chi approda alla finalissima che vale il titolo. Toldo, davanti ad un muro di tifosi arancioni, para 3 rigori su 4 (e il quarto va fuori) traendo vigore e stimolo dall’ambiente circostante ostile.

Europei 1992. L’allora Jugoslavia entra in guerra e l’Uefa decide di estromettere la sua nazionale dal torneo che sta per iniziare in Svezia. Al suo posto viene riammesse la Danimarca, i cui calciatori sono da giorni in vacanza. Uno ad uno vengono richiamati a casa e mandati in Svezia a giocare l’Europeo. Che, incredibilmente, vinceranno! Com’e’ stata possibile la vittoria? Dove e come e’ nata la consapevolezza di poter recitare un ruolo da protagonisti?

Finale Champions League 1994. Il Barcellona e’ il grande favorito e non fa niente per allontanare i pronostici da se’. Anzi. Crujyff, l’allenatore, dice: “Vinceremo facile”. Idem i suoi calciatori. Il Milan, l’altra finalista che per di piu’ ha problemi di formazione, ascolta in silenzio e prepara benissimo la sfida. Morale: il Milan umilia il Barcellona con un inequivocabile 4-0. Quando fiducia e sicurezza travalicano il confine approdando nella presunzione con un doppio effetto: negativo in chi li ostenta, energizzante in chi li subisce.

* per questo contributo si ringrazia Francesco Gensini, giornalista sportivo del Corriere dello Sport Stadio.